MATTEO 24;6 Il capitolo 24 del vangelo di Matteo è spesso definito la “ piccola apocalisse” , oppure “l’apocalisse matteana “. Gesù risponde , più o meno direttamente, a una precisa domanda dei suoi discepoli sugli ultimi giorni della storia dell’umanità. La risposta è articolata , così come è stata articolata attraverso i secoli spiegazione esegetica data al capitolo. Difatti alcuni evidenziano il solo aspetto escatologico delle parole di Gesù , si tratterebbe, in questo caso , di una vera e propria apocalisse intesa come narrazione degli ultimi momenti dell’umanità. Altri , viceversa, non evidenziano alcuna proiezione nel futuro del testo , bensì un riferimento agli eventi storici più o meno contemporanei che vedono come spettatori Gesù e i suoi discepoli , una interpretazione quindi unicamente storica. Altri ancora, fissano lo sguardo sulla storia che la Chiesa sarà, da quel momento in poi, chiamata ad affrontare durante tutta la sua missione terrena. Infine , secondo alcuni come Drewermann , il testo è “ il simbolo di una realtà interiore di ogni singolo individuo “. Volendo riflettere esclusivamente sul solo verso “ 6 “ ( … guerre e rumori di guerre… ) , effettivamente bisogna convenire che esso può sia proiettarci in un futuro ( escatologico ) tutto da venire , che in una constatazione meramente storica del fatto che le guerre sono sempre esistite e lo erano anche ai tempi di Gesù e immediatamente dopo la Sua morte. Forse una differenza sostanziale può farci propendere , relativamente al verso “6”, su una sua ancora di più nell’immediato futuro , le guerre coinvolgono , più o meno direttamente , l’intero “ villaggio globale” , ovvero il mondo globale dove nulla avviene senza coinvolgere tutte le popolazioni . Rimane ancora attuale , oltre che famosa , la frase :-” un battito d’ali di una farfalla in Brasile fa risentire il suo effetto in tutto il mondo “. La nostra attenzione viene subito richiamata dalla assurda guerra ( perché di guerra si tratta … ) in Ucraina. Il la coinvolgimento del mondo globale è più che evidente . Sembrano essersi definitivamente delineati confini tra due blocchi di nazioni , da un lato quelle ancora dette “ occidentali” e le altre dette “ orientali “ .Ma si tratta di una definizione parziale e forviante , sarebbe molto meglio fare riferimento a quelle nazioni che amano definirsi “ democratiche” e quelle decisamente più “ totalitarie “ , in questo caso non esiste più un riferimento geografico bensì geopolitico . Il motivo della distinzione , quindi , sarebbe la maggiore o minore libertà che si intende concedere alla propria popolazione principalmente in materia di partecipazione diretta alla gestione socio/politica della propria nazione , con le evidenti implicazioni che investono anche il campo etico riferito alla libertà comportamentale dell’individuo. Volendo omettere ogni giudizio e approfondimento, sia pure interessante, sulle distinzioni reali dei due schieramenti , considerato che spesso si da per scontato che tutti conoscono cosa significa dire “ democrazia “ e “ totalitarismo” , rimane il fatto che questa guerra , come tutte le guerre ,con le sofferenze che l’accompagnano e le insanabili conseguenze future , getta un sasso sugli equilibri politici , scientifici ed economici che si erano stabiliti da qualche decennio nel mondo. interpretazione Se facciamo riferimento all’esponenziale progresso scientifico degli ultimi decenni , in tutti i campi , i tragici eventi degli ultimi due mesi , evidenziano la fragilità di una falsa sicurezza fondata sulle capacità umane in tutti i settori della conoscenza. Quello tecnologico è il più evidente , qui il concetto dinamico del futuro è più che fondato , dalle tantissime scoperte ci si attendeva un mondo completamente diverso , decisamente migliore per tutti … Invece pochi si erano accorti che il progresso tecnologico coinvolgeva , in maniera strisciante e subdola, anche le armi più potenti e sofisticate che la storia ha mai conosciuto. Tutti si erano fermati alla potenza “atomica” , di per se devastante ma esistono altre armi altrettanto devastanti e terrificanti. Ecco che la guerra getta il “ sasso nello stagno” dei programmi futuri a buon mercato , nulla è certo , tutto potrebbe scomparire anche in poche ore. L’idea di progresso , in tutte le sue forme evoluzioniste e rivoluzionarie , naufraga , come un “Giano bifronte “ , il progresso tecnologico aveva dimenticato l’altra sua “ faccia “ , che non guarda all’utopia di un mondo certamente migliore con o senza Dio ( coniatura moderna razionale / ottimista ) , bensì alla sete di potere che è sempre presente nel genere umano , al sostanziale desiderio di sopraffazione e imposizione delle propri convincimenti , alla propria lettura della storia dei popoli. Ancora più grave è quando questa idea di sostanziale progresso storico rivoluzionario capace di avvicinare a una meta evangelicamente espressa in termini di uguaglianza e concordia tra i popoli , coinvolge il pensiero cristiano. Diciamo subito che una simile idea non solo è estranea alla Bibbia ma lo è stato anche per i Padri della Chiesa , per la Riformo e per il Medioevo. Scriveva Emil Brunner :- “ La relazione del messaggio biblico con l’evento temporale non è soltanto totalmente diversa ma anche completamente paradossale , cioè tale da non poter essere afferrata con le categorie del nostro pensiero razionale ed è pertanto una pazzia e una scandalo per il nostro modo di pensare “. Un aspetto della interpretazione del capitolo 24 di Matteo ,aspetto che troppo spesso sfugge ai lettori superficiali del testo , è che Gesù , facendo riferimento ,con espressioni sicuramente apocalittiche se non terrificante , degli avvenimenti futuri , richiama l’attenzione sul fatto che nonostante ogni visione negativa futura del mondo e il crescere esponenziale delle tribolazioni , dalla quale si dovrebbe solo fuggire in qualunque modo , viene contrapposta la presenza di Cristo Emmanuele anche “in questo” mondo della fine . E’ possibile ancora in “ questo mondo della fine “ fare esperienza al “Dio con noi “ , nonostante “ l’abominio della desolazione” , si può ancora obbedire a Dio , bisogna ancora portare il Suo messaggio ai popoli . Nel testo di Matteo , Gesù non predica la paralisi o il ritiro dei suoi eletti di fronte all’abominio futuro , viceversa si attende un sorprendente potenziale dinamico teso all’azione. Ecco perché , anche di fronte alla guerra in Ucraina , i credenti non hanno il diritto di rassegnarsi passivamente alla violenza delle immagini con la loro immensa sofferenza , bensì hanno il dovere di continuare a testimoniare Cristo nella continua ricerca della pace e concordia tra i popoli.
Giuseppe Verrillo